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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 116
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originale
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[116] "At est eorum eximia quaedam praestansque natura, ut ea debeat ipsa per se ad se colendam elicere sapientem." An quicquam eximium potest esse in ea natura, quae sua voluptate laetans nihil nec actura sit umquam neque agat neque egerit? Quae porro pietas ei debetur, a quo nihil acceperis, aut quid omnino, cuius nullum meritum sit, ei deberi potest? Est enim pietas iustitia adversum deos; cum quibus quid potest nobis esse iuris, cum homini nulla cum deo sit communitas? Sanctitas autem est scientia colendorum deorum; qui quam ob rem colendi sint, non intellego nullo nec accepto ab his nec sperato bono.
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traduzione
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116. Essi, si obietter?, posseggono una natura cos? eccelsa ed elevata da indurre di per se stessa gli uomini saggi
ad onorarla. Ma come ammettere una qualsiasi superiorit? in un essere cui nessuna attivit? sia attribuibile n? in passato
n? al Presente n? in futuro? Quale tributo di piet? pu? essere dovuto a colui dal quale nulla si ? ricevuto? Quale obbligo
si pu? avere verso chi nessun merito si ? fatto nei nostri riguardi? La piet? altro non ? che il giusto culto che noi
tributiamo agli d?i: ma quale rapporto di giustizia vi pu? essere con essi dal momento che gli uomini nulla hanno da
spartire con la divinit?? Per santit? si intende la scienza del culto divino ma io non vedo perch? si dovrebbero onorare
gli d?i se di nessun bene essi fossero largitori o garanti.
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